L’ultima tigre della Tasmania. The Hunter di Julia Leigh

Quando nel 1936 l’ultima Tigre della Tasmania morì nello zoo privato di Mrs Mary Roberts a Hobart, quel giorno cominciò anche il suo mito. Da allora sono stati innumerevoli gli avvistamenti all’interno delle foreste tasmaniane ma nessuno di questi è mai stato considerato attendibile e le abitudini notturne e furtive del tilacino hanno permesso di mantenere in vita nell’immaginario questo sfortunato animale; perseguitato dai coloni cacciatori perché considerato uno sterminatore di greggi, alla fine dell’Ottocento gli allevatori arrivarono a costituire una società per il suo sterminio, organizzata con il sempre efficace sistema delle taglie.
Alla ricerca di questo misterioso marsupiale predatore si pone il protagonista del romanzo The hunter di Julia Leigh, australiana di Sidney. Dell’uomo conosciamo solo il nome fittizio, Martin e la professione dichiarata, naturalista e ricercatore universitario in missione di studio, ma nel corso del pagine impareremo a scoprirne la personalità, i ricordi d’infanzia, la solitudine di un uomo alla ricerca del proprio equilibrio.
In poche pagine Leigh ci porta già ai margini del selvaggio e ostile altipiano centrale della Tasmania, nell’ultima casa in fondo all’ultima strada abitata da una vedova e dai suoi due figli che nei progetti di M doveva essere solo la base per le lunghe escursioni alla ricerca dell’ultimo esemplare di tigre, un rifugio che assumerà invece nel tempo un significato diverso.
Il cuore di questo romanzo, che ha il pregio di costringere il lettore a seguire l’incedere fisico e mentale di M nella sua ossessiva ricerca della preda, è il cammino incessante di un singolare cacciatore dotato dei più sofisticati aiuti tecnologici all’interno della foresta pluviale dalle gigantesche felci e dagli imponenti eucalipti, lungo i sentieri dei coloni, nella natura selvaggia e ostile dell’isola di Tasmania, sotto l’implacabile pioggia australe o la neve estiva delle montagne dell’interno. Per settimane M non può far altro che muoversi ed inoltrarsi sempre più nel territorio di caccia a preparare quelle trappole per la cattura della tigre nelle quali finiranno a decine diavoli di Tasmania, gatti australiani, topi giganti ed ogni altra specie animale ad eccezione della sfuggente tigre, ancora avvolta e protetta dall’alone del mito. L’uomo è costretto ad attendere ogni volta per ore, per giorni, in un’attesa lunga ed opprimente, attesa che si fa anima del romanzo della Leigh, anche quando ad esempio ci coinvolge nelle speranze di Sass fiduciosa ad ogni ritorno di M dalle spedizioni, di ricevere qualche notizia del padre scomparso sull’altipiano.
Le lunghe ore di marcia vedono M dialogare con la sua preda, affondare la mente in storie mitiche del passato: Ricordi? Dicevano che vagavi per il Paese in branchi dagli occhi gialli, avanzavi silenziosa nella notte, il pelo irto e le fauci sbavanti spalancate, uccidendo a volontà. Le giovani fanciulle avevano paura di andare a fare passeggiate pomeridiane, terrorizzate all’idea di incontrarti… M s’accorge così di rivestire di romanticismo la sua preda, quando invece la missione che deve portare a termine necessita di freddo calcolo, azione precisa, obiettivi chiari. Ma inevitabilmente anche il suo passato riemerge mentre riposa al riparo della tenda, circondato dai rumori della vita notturna dei boschi fatta di fruscii, grida, serrare di mascelle, urla di prede terrorizzate: e’ assalito dal ricordo della madre, dalle sue parole suadenti, il tempo guarisce tutte le ferite, oppure rivolto ai dolci lidi delle seduzioni giovanili mentre osserva dei fiori ai lati del sentiero. E sempre si riscuote: l’animale non è una donna. Non l’avrà vinta su di lui con paroline dolci, vino e rose. Guardati attorno, non ci sono rose qui.
Ogni alba lo ritrova in cammino e lo conduce ad attraversare torrenti, aggirare rocce affioranti dalla selva, aprire un varco nella fitta vegetazione sotto la minaccia continua dei serpenti, alla ossessiva ricerca di tracce, segni, notizie scritte sulle pagine della natura che annuncino la presenza della tigre, una traccia che ne confermi e riveli l’esistenza, per portare a termine la missione affidatagli dalla società biotecnologica per la quale lavora, in una frenesia che diverrà una corsa contro il tempo per essere il primo (forse l’ultimo?) a scovare l’animale.
Mentre M vaga alla ricerca dell’ultimo tilacino, nella casa che lo ospita la vita si trasforma. Dopo tanto tempo c’è qualcuno per il quale preparare la cena, qualcuno con il quale scambiare sguardi e sorrisi la sera, qualcuno a cui chiedere come è andata, mentre nuovi fremiti percorrono le vite della piccola famiglia: la madre riassapora l’interesse per un uomo, la piccola Sass vede riaccendersi la speranza di riavere il padre scomparso e il ragazzino la curiosità per le attività degli adulti.
Saprà M comprendere tutto questo, saprà ascoltare il richiamo degli affetti e ci sarà infine una preda?

Testo e fotografie di Davide Squarcina

Nel 2011 il regista Daniel Nettheim ha girato il film The Hunter tratto dal romanzo di Julia Leigh con protagonisti Willem Dafoe, Sam Neill e Frances O’Connor.

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